Nell’epoca del remote working, migliaia di persone ogni giorno cercano soluzioni di spazi ibridi e accessibili in cui poter lavorare. Nello stesso tempo, nelle stesse città, migliaia di metri quadri di edifici restano vuoti e inutilizzati. Con Hubquarter abbiamo l’opportunità di ricucire gli spazi urbani con i percorsi quotidiani delle persone: tutta la città, con i suoi diversi luoghi abilitati e connessi, diventa un catalogo di esperienze per vivere il lavoro e la formazione in modo diffuso. I quartieri tornano ad essere attrattivi, le aziende moltiplicano i loro access point aumentando l’engagement delle persone, i territori tornano a respirare, liberati dal traffico e dalle emissioni di CO2. La dimensione dell’abitare a 15 minuti si integra con la prospettiva di poter riscoprire l’anima e la vocazione dei luoghi: scelgo dove andare in base all’esperienza che mi è più congeniale o che mi arricchisce di più. Uno spazio frequentato e collegato con il mondo è uno spazio che insegna, che accresce le relazioni e le competenze. E di spazi così, la città ne è piena!
Circa il 70% degli spazi di lavoro è oggi inutilizzato. E lo stesso vale per quelli di formazione, di cultura, di intrattenimento. Attraverso la sharing economy, questi spazi possono tornare a vivere in regime di condivisione. L’idea di Hubquarter è che ogni soggetto, pubblico o privato, individui una percentuale dei propri asset immobiliari vuoti e li metta in condivisione. Una volta mappati e connessi in un unico hub distribuito sul territorio, questi spazi si aprono a nuovi utilizzi. L’infrastruttura esiste già, va soltanto connessa e abilitata tramite piattaforma tecnologica: ed ecco migliaia di esperienze pronte per essere vissute.